I Contratti di Fiume
Che cos'è
I Contratti di Fiume sono strumenti di programmazione strategica e negoziata ad adesione volontaria, ideati con la volontà di perseguire la tutela, la corretta gestione delle risorse idriche e la valorizzazione dei territori fluviali congiuntamente alla protezione dai rischi idraulici, contribuendo quindi allo sviluppo locale. Rientrano in questa definizione anche i contratti di lago, costa, di acque di transizione, di foce e di falda, laddove tali strumenti programmatori perseguono le stesse finalità e siano sviluppati ponendo l’attenzione su di un corpo idrico diverso dal fiume.
Si configura come un Accordo volontario tra Regione, Enti locali e altri soggetti pubblici e privati, quale strumento di programmazione negoziata volto all’adozione di un sistema condiviso di obiettivi e di regole, attraverso la concertazione e l’integrazione di azioni e progetti improntati alla cultura dell’acqua come bene comune.
Cosa non è
I Contratti di Fiume non costituiscono nuovi livelli di Pianificazione e/o Programmazione ma sono strumenti operativi che affrontano problematiche ambientali e territoriali di una specifica area perseguendo, a scala locale e/o di area vasta, azioni che si integrano e si coordinano con i piani e programmi già esistenti per tutelare gli interessi di un territorio.
Diffusione dei CdF e riferimenti normativi
I Contratti di Fiume (CdF), nati dapprima in Francia negli anni ’80 e poi diffusi progressivamente in Europa, sono stati introdotti per la prima volta nel 2° Water Word Forum del 2000, come strumenti di programmazioni capaci di “adottare un sistema di regole in cui i criteri di utilità pubblica, rendimento economico, valore sociale, sostenibilità ambientale intervengono in modo paritario nella ricerca di soluzioni efficaci per la riqualificazione di un bacino fluviale”. Essi accompagnano l’evoluzione del quadro normativo europeo in materia ambientale, consolidatosi attraverso importanti direttive comunitarie quali: la Direttiva quadro sulle acque 2000/60/ce, Direttiva Alluvioni 2007/60/ce, Direttiva Habitat 42/93/ce, la Convenzione europea del paesaggio del 2000, la Direttiva 2003/4/ce sull’accesso del pubblico all’informazione ambientale, la Direttiva 2003/35/ce sulla partecipazione del pubblico nell’elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale, la Direttiva 2001/42/ce sulla valutazione ambientale strategica (VAS).
In Italia, a seguito delle prime esperienze avviate in Lombardia, è stato istituito nel 2007 il Tavolo Nazionale dei Contratti di Fiume con l’obiettivo di contribuire alla diffusione di un nuovo approccio alla gestione delle aree fluviali italiane e aprire un dialogo ed un confronto tra Ministeri, Autorità di bacino, Regioni, Comuni, Università, Associazioni, ma anche singole Comunità locali, professionisti, imprenditori e cittadini. I lavori del Tavolo hanno portato nel 2012 alla redazione della Carta Nazionale dei Contratti di Fiume e 2015 alla redazione delle Definizioni e requisiti qualitativi di base dei Contratti di Fiume3, con l’intento di armonizzarne l’interpretazione su tutto il territorio italiano.
Tale percorso ha portato nel 2015 al riconoscimento a scala nazionale del Contratto di Fiume con l’inserimento dell’art. 68bis al Testo Unico Ambientale DLgs 152/2006, come strumento utile alla definizione e attuazione della pianificazione di distretto a livello di bacino e sottobacino idrografico.
Nel 2017 è stato istituito l’Osservatorio Nazionale dei Contratti di Fiume, nell’ambito del progetto PON Governance e Capacità Istituzionale 2014/2020, ponendo il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (oggi Ministero della Transizione Ecologica) nel ruolo di riferimento nazionale e di guida. L’Osservatorio si occupa, attraverso una Banca Dati dedicata ai CdF, di effettuare la raccolta di informazioni, il monitoraggio dei processi e la messa a sistema di azioni specifiche realizzate sui territori.
Leggi qui i documenti dell'Osservatorio Nazionale dei Contratti di Fiume
- Coinvolgimento e partecipazione dei portatori d’interesse
- Il supporto finanziario ai processi e Programmi d’Azione dei Contratti di Fiume
- L’approccio win-win nei Contratti di Fiume
- Il monitoraggio dei Contratti di Fiume
- Definizione e requisiti qualitativi di base dei Contratti di Fiume
- Struttura organizzativa dei Contratti di Fiume
I Contratti di Fiume in Puglia
La Regione Puglia riconosce e promuove i Contratti di Fiume quali forme di governance ai fini della riqualificazione ambientale dei bacini idrografici già all’interno del Piano Paesaggistico Regionale Territoriale (art. 23 delle NTA) approvato nel 2015.
Con Delibera di Giunta Regionale n. 2322 del 28 dicembre 2017, la Regione Puglia ha formalizzato l’adesione alla “Carta Nazionale dei Contratti di Fiume”, che caratterizza in modo univoco i Contratti quali strumenti utili e praticabili per il contenimento del degrado e la riqualificazione dei territori fluviali nonché la conciliazione degli interessi pubblici e privati presenti sul territorio.
La Regione Puglia ha approvato ai sensi dell’art. 15 della L. 241/90 l’Accordo con il Politecnico di Bari per la definizione del percorso per l’implementazione dei Contratti di Fiume. L’Accordo, approvato con DGR n.2105/2018 e sottoscritto il 20.02.2019, ha avuto come oggetto lo sviluppo del primo progetto pilota di CdF sul bacino del Canale Reale nel territorio della Provincia di Brindisi, nonché la elaborazione degli indirizzi tecnico-scientifici, metodologici e operativi, per la formazione dei Contratti di Fiume. Pertanto, il progetto pilota è stato funzionale alla redazione delle presenti Linee Guida per l’implementazione dei Contratti di Fiume nel territorio della Regione Puglia, nel rispetto dei requisiti di base di cui al Documento “Definizioni e requisiti qualitativi di base dei Contratti di Fiume” (2015), che contengono la definizione dettagliata delle fasi, delle regole e degli strumenti del processo di cui alla Carta Nazionale dei Contratti di Fiume.
Inoltre, la Regione Puglia coordina i CdF su scala regionale mediante il Tavolo Tecnico Regionale permanente di Coordinamento dei Contratti di Fiume, costituito con DGR n. 1788 del 7 ottobre 2019, che incorpora le competenze multi-disciplinari delle Sezioni regionali, necessarie per le analisi integrate che i Contratti di Fiume richiedono. Tale organo, coordinato dalla Sezione Risorse Idriche della Regione con il supporto tecnico di ASSET.
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Leggi le Linee Guida Regionali per l’attivazione dei Contratti di Fiume qui.
Come funziona
Il percorso in sintesi: processualità e partecipazione
La piena operatività dei Contratti di Fiume è legata a un articolato percorso di coordinamento istituzionale orizzontale e verticale e di partecipazione territoriale proattiva. Le diverse esperienze avviate a scala nazionale permettono di riconoscere alcune fasi comuni che possono guidare il processo di programmazione negoziata, nel quale il processo partecipativo continuo ne rappresenta la chiave di successo.
- Fase di preparazione il cui avvio avviene con la proposta di un ente locale, sovralocale, o di associazioni, deve essere mirata a:
- identificare le criticità per la definizione degli obiettivi e delle relative azioni, fondamentali per conseguire risultati concreti e duraturi;
- garantire la coerenza del CdF al contesto territoriale, sociale e amministrativo in cui si inserisce ed agli obiettivi di norme, programmi, piani o altri strumenti vigenti sul territorio;
- sensibilizzare e costruire una comunità proattiva.
- Nella fase di attivazione, i soggetti interessati, che diverranno i primi attori del processo, si dotano di regole e strumenti condivisi per la gestione del processo, la cui efficienza ed efficacia sarà tanto maggiore quanto più ampia è la capacità di definirne congiuntamente una struttura organizzativa. In questa fase si costruisce la visione del territorio d’interesse per il medio-lungo periodo coerente con le reali opportunità e potenzialità che questo esprime, scegliendo gli obiettivi prioritari di tutela e riqualificazione territoriale definiti a partire da una analisi condivisa del territorio allo stato attuale. L’attivazione dei CdF è subordinata ai seguenti step:
- Documento d’Intenti da sottoscrivere quale elemento aggregante della partecipazione e catalizzatore degli interessi diffusi sul territorio. Esso contiene le motivazioni e gli obiettivi scelti e vengono indicate le criticità specifiche del Contratto di Fiume stesso e le metodologie di lavoro condivise tra tutti gli attori che prendono parte al processo.
- Costruzione e condivisione dell’Analisi Conoscitiva condiviso, che faccia emergere tanto le criticità quanto i valori ambientali, identitari e sociali del territorio e le politiche e i progetti locali. Esso costituisce il documento essenziale di discussione che permette agli attori coinvolti e da coinvolgere nel tempo, attraverso attività di partecipazione, di definire gli obiettivi operativi da perseguire.
- Costruzione e condivisione del Documento Strategico che definisce uno scenario a medio-lungo termine che vada a integrare gli obiettivi della pianificazione di distretto con le politiche di sviluppo locale del territorio.
- Costruzione e condivisione del Programma d’Azione che contiene la descrizione delle azioni e delle attività materiali e immateriali finalizzate al raggiungimento degli obiettivi dello scenario di medio-lungo periodo, in un orizzonte temporale ben definito e limitato (indicativamente tre anni) alla scadenza del quale sarà possibile redigere un nuovo Programma d’Azione o aggiornare il Documento strategico.
- La fase di attuazione si avvia con la sottoscrizione del Contratto dando forma contrattuale al percorso fino a quel momento intrapreso e anche a quello da intraprendere per il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Attraverso il formale accordo di programmazione negoziata, i soggetti sottoscrittori assumono, nell’ambito delle proprie attribuzioni, impegni concreti per la realizzazione di misure ed azioni. La sottoscrizione non va intesa come la chiusura del processo, bensì come il punto di partenza di ulteriore attività partecipata che deve garantire l’attuazione e l’operatività del CdF.
- Nella fase di consolidamento e monitoraggio, i soggetti aderenti mettono in atto tutte le strategie e le azioni delineate nell’accordo, valutando progressivamente i risultati raggiunti ed eventualmente ridisegnando il percorso stesso al fine di migliorarne le performance. In tal modo il processo assume un livello di flessibilità che permette di adattarsi alle esigenze e/o difficoltà emergenti, in coerenza con il carattere dinamico del processo di programmazione negoziata del CdF.
La struttura organizzativa
Come esplicitato nella Carta Nazionale dei Contratti di Fiume, per poter attivare, sviluppare e rendere operativi i Contratti di fiume è necessario che i partecipanti al processo osservino delle regole condivise, definite dagli attori stessi quali “cardini operativi” sui quali basare la collaborazione territoriale.
Il sistema di governance dei CdF prevede l’individuazione di una serie di funzioni che possono essere espletate da una pluralità di soggetti (o insiemi di soggetti, di seguito organismi).
- Il Coordinatore Responsabile rappresenta l’Ente pubblico a cui è attribuita la responsabilità gestionale del Contratto di Fiume e che ne assume il coordinamento complessivo, con la collaborazione del Comitato Tecnico, nell’ambito delle decisioni condivise e approvate dal Comitato dei Sottoscrittori. Tale soggetto non coincide necessariamente con il soggetto promotore dell’iniziativa, ma è individuato in un Ente pubblico locale vicino al territorio, come ad esempio uno o più Comuni capofila, l’Unione di Comuni, l’Ente Parco, la Provincia o la Città Metropolitana, in coerenza del principio di sussidiarietà tra istituzioni.
- Il Comitato Tecnico è l’organo tecnico-operativo del CdF, composto da un gruppo ristretto di referenti tecnici individuati tra i soggetti sottoscrittori del Contratto. Il suo compito è di supportare il Coordinatore Responsabile, il Comitato dei Sottoscrittori, l’Assemblea e ogni altro momento partecipativo del CdF, nel coordinamento e nell’attuazione tecnico-operativa delle azioni previste dal Contratto anche per le attività di verifica e di monitoraggio dell’attuazione del CdF e relativo Programma d’Azione.
- Il Comitato dei Sottoscrittori è la sede di concertazione, di decisione e attuazione del Contratto ed è composto dai rappresentati apicali dei Soggetti sottoscrittori, prima del Documento d’Intenti e poi del Contratto, ovvero figure analoghe e loro delegati, che assicurano la rappresentanza diffusa degli interessi locali presenti del territorio del bacino di riferimento.
- L’Assemblea della Comunità di Fiume è la sede del più ampio coinvolgimento della Comunità afferente al territorio del bacino di riferimento del CdF, in cui prende forma la democrazia partecipativa intesa come principio cardine del Contratto di Fiume di discussione pubblica, aperta, funzionale all’assunzione di decisioni partecipate. Esso è un organo flessibile e sempre implementabile che, oltre ad aver contribuito alla fase di attivazione del Contratto, ne segue le successive fasi attuative e di aggiornamento.